EVENTO

ArtCity 2025 – La mostra di Toderi e Zorio all’Oratorio di San Filippo Neri

11: Città e comunità sostenibili
Nell’ambito di ArtCity 2025 la Fondazione ospiterà presso l’Oratorio di San Filippo Neri la mostra

Grazia Toderi Gilberto Zorio.

TORRI : TERRA

16.01-9.02.2025 / Oratorio di San Filippo Neri, via Manzoni 5, Bologna

OPENING / giovedì 16 gennaio, ore 18

Orari: giovedì-domenica / ore 17-20

Chiuso: lunedì-martedì-mercoledì

Orari dal 6 febbraio al 9 febbraio in occasione di ArtCity:

gio-6.02 / ore 17-24 | ven-7.02 / ore 17-24 | sab-8.02 / ore 17-24 (WhiteNight) | dom-9.02 / ore 17-22

___________

CARTELLA STAMPA

La Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna presenta un’installazione site-specific di Grazia Toderi e Gilberto Zorio, a cura di Cristina Francucci, con testi di Gianfranco Maraniello.

L’opera Torri : Terra occupa quasi interamente lo spazio centrale dell’Oratorio di San Filippo Neri, instaurando un dialogo con la sua architettura tardo-barocca e la sua storia, rinnovando i confini spazio-temporali del luogo.

Nel buio dell’Oratorio, le cinque punte delle due Torri Stella di Gilberto Zorio – uno dei principali esponenti dell’Arte Povera italiana, affermatasi negli anni Sessanta – si incontrano e si intrecciano in una danza scandita da simmetrie diverse. Realizzate con centinaia di blocchi bianchi di muratura sovrapposti, le torri creano un’alternanza di fessure, spiragli e aperture che stabiliscono un legame tra l’interno e l’esterno, trasformando lo spazio in un continuo dialogo tra materia e luce.

L’architettura dell’artista esprime il rapporto tra la realtà materiale e la dimensione simbolica, unendo forma e pensiero. L’opera di Zorio è un invito a superare i confini fisici e mentali che spesso limitano l’arte. La sua scultura, profondamente radicata nella dimensione architettonica, rompe con le convenzioni tradizionali, trasformandosi in un elemento dinamico che non si limita a occupare lo spazio, ma che partecipa attivamente alla creazione e definizione di un ambiente in cui l’arte stessa può vivere, diventando un catalizzatore di emozioni, pensieri ed energia.

A partire dal 1976, Zorio ha iniziato a proiettare in verticale, attraverso strutture architettoniche, una simbologia ricorrente nella sua ricerca: la stella a cinque punte. Questo simbolo è diventato la base di una riflessione artistica che si sviluppa nel continuo dialogo tra scultura e spazio architettonico. Modulare la scultura in relazione allo spazio significa, per Zorio, concepirla come un guscio dalle potenzialità infinite, capace di esaltarne la teatralità e di aprire nuove direzioni per l’esperienza sensoriale e intellettuale dello spettatore.

Le proiezioni We Mark di Grazia Toderi interagendo con le superfici delle Torri Stella e dell’Oratorio  di San Filippo Neri mutano forma e disegno, rivelando diversi livelli di significato attraverso una propria spazialità e temporalità. Le immagini proiettate, composte da centinaia di fotogrammi sovrapposti, offrono una visione satellitare della Terra che, ruotando in continuo movimento, si trasforma in materia magmatica dal colore rossastro. Questa tonalità richiama il riflesso delle luci delle lampade al sodio che illuminano le città, così come la Cosmic Background Radiation registrata dal telescopio Planck, o ancora il magma terrestre o l’interno di un corpo umano.

Questo contesto diventa il terreno ideale per esplorare la qualità intrinseca delle immagini di Toderi, che «indaga la natura del medium stesso come se fosse una sorta di potenziale affresco di luce in movimento». Le sue opere sono apparizioni ambigue, sospese tra concretezza e immaterialità, che necessitano di un supporto fisico per emergere come parte integrante di uno spazio dove il visitatore può entrare nell’opera come portatore di ombra. Il suono che accompagna le proiezioni amplifica ulteriormente la dimensione sensoriale del lavoro. L’opera racchiude in sé la tensione verso l’immaginazione di spazi vasti e incommensurabili che, pur nella loro dismisura, trovano una riconciliazione con una scala umana.

Illuminando le Torri Stella e modulando il raggio dei proiettori per esplorare lo spazio, Toderi guida il pubblico attraverso l’Oratorio di San Filippo Neri, rivelando, come scrive Gianfranco Maraniello, autore del testo del catalogo, «una stupefacente cosmologia, nella corrispondenza di orbite che tengono in equilibrio la contingenza dell’umano e l’aspirazione a un esaltante infinito».

————

 

Grazia Toderi. Nata a Padova (1963) si pone all’attenzione della critica grazie alla partecipazione alla Biennale di Venezia del 1993. Il suo microcosmo quotidiano diventa portatore del sentimento di una generazione cresciuta attraverso immagini trasmesse dalla televisione. Nel 1999 è tra le artiste premiate con il Leone d’oro alla Biennale di Venezia. Riflettendo sull’utilizzo di immagini provenienti dalle dinamiche dello spettacolo ha lavorato su eventi televisivi, stadi, arene e teatri storici, dove l’audience diventa occasione per una riflessione sul rapporto tra fruizione e fruitore. Ha inoltre realizzato video che ricreano visioni notturne di città e continenti: Orbite rosse (2009) o Atlante (2010) sono un omaggio all’antica tradizione della mappatura celeste e terrestre. E alle orbite dei nostri occhi, strumenti ottici che conducono le immagini alla nostra testa-mondo.

Ha partecipato alle Biennali di Venezia (1993, 1999, 2009); Istanbul (1997); Sydney (1998); Pusan (2000, 2002); Pontevedra (2004); New Orleans (2011); Mechelen (2016). Tra le mostre personali segnaliamo quelle al Frac Languedoc-Roussillon, Montpellier (1995); Casino Luxembourg, Luxembourg (1998); Castello di Rivoli, Rivoli, Torino (1998); Frac Bourgogne, Digione (1998); Museo Ludwig, Colonia (1999); De Appel Foundation, Amsterdam (1999); Fundaciò Joan Mirò, Barcellona (2002); Miami Art Museum, Miami (2006); PAC, Milano (2006); Museo Serralves, Oporto (2010); Hirshhorn Museum, Washington D.C. (2011); Maxxi, Roma (2012); John Curtin Gallery, Perth (2013); MIT Museum, Boston (2016); MART, Rovereto (2017); Palazzo Vecchio, Firenze (2019); Accademia Nazionale di San Luca, Roma (2022).

 

Gilberto Zorio. Nato ad Andorno Micca, Biella (1944), protagonista del movimento formatosi a metà degli anni Sessanta in Italia, denominato ‘Arte Povera’, Gilberto Zorio pone in primo piano metamorfosi e alchimie, esplorando nel suo lavoro fenomeni naturali di trasformazione come l’evaporazione o l’ossidazione e il loro effetto sui materiali. Da sempre l’idea di energia è la costante che attraversa la sua opera, privilegiando un’arte che si rivela nel suo farsi. L’attenzione rivolta all’elettricità lo porta a incorporare nei suoi lavori lampade, incandescenze, fosforescenze; altrove utilizza stelle e giavellotti, forme archetipiche comunque evocatrici di energia. La sua scultura predilige materiali da cui emergono stelle, o alambicchi in pyrex, contenenti soluzioni liquide in bilico su sottili giavellotti d’acciaio: sospendendo questi elementi in installazioni volutamente precarie, l’artista parla delle tensioni e della caducità del mondo fisico, chimico e mentale.

Ha esposto in numerose mostre personali allestite presso spazi espositivi pubblici come: Documenta, Kassel (1970, 1992); Kunstmuseum, Lucerna (1976); Stedelijk Museum, Amsterdam (1979); Pinacoteca, Ravenna (1982); Biennale di Venezia (1978, 1980, 1986, 1995, 1997); Kunstverein, Stoccarda (1985); Centre d’Art Contemporain, Ginevra, Centre Georges Pompidou, Parigi (1986); Tel Aviv Museum, Tel Aviv; Stedelijk Van Abbemuseum, Eindhoven (1987); Philadelphia Tyler School of Art, Philadelphia (1988); Museu Serralves, Oporto (1990); IVAM, Valencia (1991); Centro per l’Arte Contemporanea Pecci, Prato; Musèe d’Art Moderne et d’Art Contemporain, Nizza (1992); Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Trento (1996); Dia Center for the Arts, New York (2001); Le Creux de l’Enfer Centre d’Art Contemporain, Thiers; Institut Mathildenhöhe, Darmstadt (2005); Milton Keynes Gallery, Milton Keynes (2008); MAMbo, Bologna (2009); CGAC, Santiago de Compostela (2010); MACRO, Roma (2010);  Castello di Rivoli, Rivoli, Torino (2017).

 


Da giovedì 16.01.2025 a domenica 09.02.2025


Oratorio di S. Filippo Neri
Via Manzoni, 5 - Bologna

11: Città e comunità sostenibili
Nell’ambito di ArtCity 2025 la Fondazione ospiterà presso l’Oratorio di San Filippo Neri la mostra

Grazia Toderi Gilberto Zorio.

TORRI : TERRA

16.01-9.02.2025 / Oratorio di San Filippo Neri, via Manzoni 5, Bologna

OPENING / giovedì 16 gennaio, ore 18

Orari: giovedì-domenica / ore 17-20

Chiuso: lunedì-martedì-mercoledì

Orari dal 6 febbraio al 9 febbraio in occasione di ArtCity:

gio-6.02 / ore 17-24 | ven-7.02 / ore 17-24 | sab-8.02 / ore 17-24 (WhiteNight) | dom-9.02 / ore 17-22

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CARTELLA STAMPA

La Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna presenta un’installazione site-specific di Grazia Toderi e Gilberto Zorio, a cura di Cristina Francucci, con testi di Gianfranco Maraniello.

L’opera Torri : Terra occupa quasi interamente lo spazio centrale dell’Oratorio di San Filippo Neri, instaurando un dialogo con la sua architettura tardo-barocca e la sua storia, rinnovando i confini spazio-temporali del luogo.

Nel buio dell’Oratorio, le cinque punte delle due Torri Stella di Gilberto Zorio – uno dei principali esponenti dell’Arte Povera italiana, affermatasi negli anni Sessanta – si incontrano e si intrecciano in una danza scandita da simmetrie diverse. Realizzate con centinaia di blocchi bianchi di muratura sovrapposti, le torri creano un’alternanza di fessure, spiragli e aperture che stabiliscono un legame tra l’interno e l’esterno, trasformando lo spazio in un continuo dialogo tra materia e luce.

L’architettura dell’artista esprime il rapporto tra la realtà materiale e la dimensione simbolica, unendo forma e pensiero. L’opera di Zorio è un invito a superare i confini fisici e mentali che spesso limitano l’arte. La sua scultura, profondamente radicata nella dimensione architettonica, rompe con le convenzioni tradizionali, trasformandosi in un elemento dinamico che non si limita a occupare lo spazio, ma che partecipa attivamente alla creazione e definizione di un ambiente in cui l’arte stessa può vivere, diventando un catalizzatore di emozioni, pensieri ed energia.

A partire dal 1976, Zorio ha iniziato a proiettare in verticale, attraverso strutture architettoniche, una simbologia ricorrente nella sua ricerca: la stella a cinque punte. Questo simbolo è diventato la base di una riflessione artistica che si sviluppa nel continuo dialogo tra scultura e spazio architettonico. Modulare la scultura in relazione allo spazio significa, per Zorio, concepirla come un guscio dalle potenzialità infinite, capace di esaltarne la teatralità e di aprire nuove direzioni per l’esperienza sensoriale e intellettuale dello spettatore.

Le proiezioni We Mark di Grazia Toderi interagendo con le superfici delle Torri Stella e dell’Oratorio  di San Filippo Neri mutano forma e disegno, rivelando diversi livelli di significato attraverso una propria spazialità e temporalità. Le immagini proiettate, composte da centinaia di fotogrammi sovrapposti, offrono una visione satellitare della Terra che, ruotando in continuo movimento, si trasforma in materia magmatica dal colore rossastro. Questa tonalità richiama il riflesso delle luci delle lampade al sodio che illuminano le città, così come la Cosmic Background Radiation registrata dal telescopio Planck, o ancora il magma terrestre o l’interno di un corpo umano.

Questo contesto diventa il terreno ideale per esplorare la qualità intrinseca delle immagini di Toderi, che «indaga la natura del medium stesso come se fosse una sorta di potenziale affresco di luce in movimento». Le sue opere sono apparizioni ambigue, sospese tra concretezza e immaterialità, che necessitano di un supporto fisico per emergere come parte integrante di uno spazio dove il visitatore può entrare nell’opera come portatore di ombra. Il suono che accompagna le proiezioni amplifica ulteriormente la dimensione sensoriale del lavoro. L’opera racchiude in sé la tensione verso l’immaginazione di spazi vasti e incommensurabili che, pur nella loro dismisura, trovano una riconciliazione con una scala umana.

Illuminando le Torri Stella e modulando il raggio dei proiettori per esplorare lo spazio, Toderi guida il pubblico attraverso l’Oratorio di San Filippo Neri, rivelando, come scrive Gianfranco Maraniello, autore del testo del catalogo, «una stupefacente cosmologia, nella corrispondenza di orbite che tengono in equilibrio la contingenza dell’umano e l’aspirazione a un esaltante infinito».

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Grazia Toderi. Nata a Padova (1963) si pone all’attenzione della critica grazie alla partecipazione alla Biennale di Venezia del 1993. Il suo microcosmo quotidiano diventa portatore del sentimento di una generazione cresciuta attraverso immagini trasmesse dalla televisione. Nel 1999 è tra le artiste premiate con il Leone d’oro alla Biennale di Venezia. Riflettendo sull’utilizzo di immagini provenienti dalle dinamiche dello spettacolo ha lavorato su eventi televisivi, stadi, arene e teatri storici, dove l’audience diventa occasione per una riflessione sul rapporto tra fruizione e fruitore. Ha inoltre realizzato video che ricreano visioni notturne di città e continenti: Orbite rosse (2009) o Atlante (2010) sono un omaggio all’antica tradizione della mappatura celeste e terrestre. E alle orbite dei nostri occhi, strumenti ottici che conducono le immagini alla nostra testa-mondo.

Ha partecipato alle Biennali di Venezia (1993, 1999, 2009); Istanbul (1997); Sydney (1998); Pusan (2000, 2002); Pontevedra (2004); New Orleans (2011); Mechelen (2016). Tra le mostre personali segnaliamo quelle al Frac Languedoc-Roussillon, Montpellier (1995); Casino Luxembourg, Luxembourg (1998); Castello di Rivoli, Rivoli, Torino (1998); Frac Bourgogne, Digione (1998); Museo Ludwig, Colonia (1999); De Appel Foundation, Amsterdam (1999); Fundaciò Joan Mirò, Barcellona (2002); Miami Art Museum, Miami (2006); PAC, Milano (2006); Museo Serralves, Oporto (2010); Hirshhorn Museum, Washington D.C. (2011); Maxxi, Roma (2012); John Curtin Gallery, Perth (2013); MIT Museum, Boston (2016); MART, Rovereto (2017); Palazzo Vecchio, Firenze (2019); Accademia Nazionale di San Luca, Roma (2022).

 

Gilberto Zorio. Nato ad Andorno Micca, Biella (1944), protagonista del movimento formatosi a metà degli anni Sessanta in Italia, denominato ‘Arte Povera’, Gilberto Zorio pone in primo piano metamorfosi e alchimie, esplorando nel suo lavoro fenomeni naturali di trasformazione come l’evaporazione o l’ossidazione e il loro effetto sui materiali. Da sempre l’idea di energia è la costante che attraversa la sua opera, privilegiando un’arte che si rivela nel suo farsi. L’attenzione rivolta all’elettricità lo porta a incorporare nei suoi lavori lampade, incandescenze, fosforescenze; altrove utilizza stelle e giavellotti, forme archetipiche comunque evocatrici di energia. La sua scultura predilige materiali da cui emergono stelle, o alambicchi in pyrex, contenenti soluzioni liquide in bilico su sottili giavellotti d’acciaio: sospendendo questi elementi in installazioni volutamente precarie, l’artista parla delle tensioni e della caducità del mondo fisico, chimico e mentale.

Ha esposto in numerose mostre personali allestite presso spazi espositivi pubblici come: Documenta, Kassel (1970, 1992); Kunstmuseum, Lucerna (1976); Stedelijk Museum, Amsterdam (1979); Pinacoteca, Ravenna (1982); Biennale di Venezia (1978, 1980, 1986, 1995, 1997); Kunstverein, Stoccarda (1985); Centre d’Art Contemporain, Ginevra, Centre Georges Pompidou, Parigi (1986); Tel Aviv Museum, Tel Aviv; Stedelijk Van Abbemuseum, Eindhoven (1987); Philadelphia Tyler School of Art, Philadelphia (1988); Museu Serralves, Oporto (1990); IVAM, Valencia (1991); Centro per l’Arte Contemporanea Pecci, Prato; Musèe d’Art Moderne et d’Art Contemporain, Nizza (1992); Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Trento (1996); Dia Center for the Arts, New York (2001); Le Creux de l’Enfer Centre d’Art Contemporain, Thiers; Institut Mathildenhöhe, Darmstadt (2005); Milton Keynes Gallery, Milton Keynes (2008); MAMbo, Bologna (2009); CGAC, Santiago de Compostela (2010); MACRO, Roma (2010);  Castello di Rivoli, Rivoli, Torino (2017).

 


Da giovedì 16.01.2025 a domenica 09.02.2025


Oratorio di S. Filippo Neri
Via Manzoni, 5 - Bologna