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“? War is over. Arte e conflitti tra mito e contemporaneità”

Curata da Angela Tecce e Maurizio Tarantino, “? War is over” esplora il rapporto tra guerra e dialogo: “perché il contrario di guerra non è pace, ma dialogo, conflitto dominato, dialettica. E null’altro svela meglio questa realtà quanto il lavoro degli artisti”, spiegano. Ospitata dal Museo d’arte della città di Ravenna, resterà aperta sino al 13 gennaio 2019 (martedì-sabato 9-18; domenica 10-18).

L’arte è un’azione dell’uomo che interpreta l’aspirazione alla libertà di pensiero, di credo, di creazione ed è agli antipodi di ogni tipo di violenza. Il linguaggio contemporaneo ha assunto ogni forma, dal quadro alla fotografia, dal wall drawing alla performance, diventando uno degli strumenti di denuncia e di espressione più diffuso e trasversale, capace di addentrarsi negli scenari di guerra, di interpretarne l’energia vitale come di denunciarne gli orrori, o di connotarsi come puro atto di liberazione.

La mostra esplora questo tema anche attraverso opere che sondano la mitologia, strumentalizzata in ambito bellico o nata dalle guerre stesse. “La mostra non è né pacificatrice né consolatoria – spiegano i curatori –. È un percorso espositivo volto a sottolinearne la ricchezza, la fluidità, l’energia di poetiche differenti ma costantemente impegnate”.

Il progetto espositivo si articola intorno a tre temi: “Vecchi e nuovi miti”, sulle ideologie che in passato come oggi sono state spesso alla base di conflitti o sulle mitologie che ne sono derivate; “Teatri di guerra. Frontiere e confini”, che restituisce la rilettura data dagli artisti delle immagini di guerra che si susseguono sotto i nostri occhi, dove i confini dividono ciò che è “dentro” da ciò che è “fuori”; infine “Esercizi di libertà”, più specificamente rivolto a ciò che l’arte può dirci sul nostro futuro come spazio di creatività.

Il fulcro della mostra è costituito da un nucleo di artisti “storici” che hanno declinato le tematiche della guerra in modi diversi e quasi opposti, dalla propaganda bellico-futurista di Marinetti a De Chirico che con “I gladiatori” (1922) rilegge la violenza della guerra mondiale con il filtro di una classicità depurata ed eterna. Picasso con l’opera in mostra, “Jeux des pages” (1951), torna a una riflessione sui disastri della guerra iniziata nel 1937 con “Guernica” e che si concluderà con le due grandi composizioni del 1952 intitolate “La Guerre” e “La Paix”. I nostri due più grandi artisti del secondo Novecento, Lucio Fontana e Alberto Burri, esprimono con sensibilità diversissime la lacerazione che i danni del secondo conflitto hanno provocato prima di tutto nelle coscienze, cui si unisce la voce sonora e indignata di Renato Guttuso.

I tre grandi temi che hanno ispirato la scelta degli artisti si intersecano ad ogni piano per rendere più fitta la trama della mostra: ai teatri di guerra fanno riferimento, tra gli altri, Christo, William Kentridge (che si ricollega a De Chirico), Jake & Dinos Chapman, con il loro minuzioso catalogo degli orrori, Gilbert&George, reporter dei conflitti urbani, Alfredo Jaar e Robert Capa. I vecchi e nuovi miti aleggiano nell’opera di Robert Rauschenberg, nel denso e magmatico mare di Anselm Kiefer, nella denuncia di Jan Fabre (nascosta sotto una coltre cangiante), nel dramma silente del lavoro di Jannis Kounellis, in Andy Warhol e Hermann Nitsch, mentre sono esercizi di libertà le opere di Mimmo Paladino, Marina Abramović, Michelangelo Pistoletto, Emilio Isgro.

“I testi e le opere esposte, colloquiando tra loro, ci ricordano che il dialogo, la gestione dei conflitti e delle tensioni, la dialettica fondata sulle ragioni di ognuno non sono la pace, anzi ne sono ben lontani, ma rappresentano l’unica vera alternativa alla guerra”, concludono i curatori.

“? War is over” è realizzata con il sostegno della Fondazione del Monte.