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Il Teatro del Pratello al lavoro

In via del Pratello, nel cuore storico di Bologna, al civico 53 si apre lo spazio PraT, Teatri di Comunità. Un luogo aperto al quartiere che è diventato la sede e il laboratorio del Teatro del Pratello, la cooperativa che ormai da anni coinvolge in percorsi educativi i ragazzi in carico all’Istituto Penale Minorile e all’Area Penale Esterna con misure alternative al carcere.

L’ampio salone è stato ristrutturato nell’estate del 2016 grazie al sostegno della Fondazione del Monte che da tempo segue il percorso del gruppo di giovani e giovanissimi guidati dal regista teatrale Paolo Billi.

Amaranta Capelli spiega cos’è PraT, di cui è coordinatrice, un contenitore di attività, ma anche uno spazio aperto al Quartiere e alla città.

PraT si inserisce in una zona particolare di Bologna: “Si offre a questa strada, alle sue realtà e associazioni come uno spazio dove possono accadere cose nuove, nuovi incontri”, spiega Amaranta Capelli, “come uno spazio di progetti intergenerazionali, aperto ai giovani in primo luogo”.

Sono stati proprio i ragazzi del Pratello a risistemare quella che era la vecchia sede del Circolo Pavese, diventando i protagonisti della rinascita di un luogo ormai abbandonato.

“La ristrutturazione è stata realizzata grazie alla Fondazione del Monte che ha dato un contributo importante che ci ha permesso di rendere lo spazio adatto al lavoro che svolgiamo ma anche di fare questo percorso insieme ai ragazzi con cui lavoriamo”. Sono stati loro infatti durante l’estate a tinteggiare, risistemare il soffitto e le pareti, durante laboratori, ma anche con giornate lavorative vere e proprie, con orari da rispettare e un contratto da firmare. “E questo li ha responsabilizzati molto” conclude Amaranta Capelli.

La scelta del Teatro del Pratello è sempre stata coerente nell’aprire il mondo dei ragazzi in carico al Ministero della Giustizia alla città, perché ci si potesse conoscere da vicino. Anche attraverso la scuola.

In un pomeriggio di prove, abbiamo incontrato Santo Crescente, attore del Teatro del Pratello. Era in comunità e aspettava il processo. Ha accettato di partecipare al progetto controvoglia, ora il teatro è entrato nella sua vita.

“All’inizio mi sono sentito in dovere di partecipare al progetto perchè poteva essermi utile per ciò che dovevo fare dopo. Inizialmente non mi è piaciuto, non lo volevo fare, ma mi sono sforzato di farmelo andare bene”, racconta “Ho iniziato con delle parti piccole, ero in un gruppo di persone… non mi sentivo importante”. Poi Santo ha iniziato a sentire la soddisfazione degli applausi del pubblico e da un anno e mezzo circa sono cominciate le parti più importanti: “Sono cambiato un sacco in questi anni di teatro, è entrato proprio nella mia vita…sarà difficile per me uscirne”.

Paolo Billi è il Presidente e Direttore artistico del Teatro del Pratello. Nelle sue parole si può cogliere tutta la profondità del significato del lavoro teatrale dei ragazzi. Un’attività che è formativa, educativa e artistica nello stesso tempo. Il teatro è inserito nel loro programma di messa alla prova e al magistrato arriva l’esito del loro impegno. “Deve sorgere da loro la motivazione, si lavora sulla motivazione e sul permettere loro di scoprire cose che hanno dentro e non hanno mai avuto modo di far emergere”. Billi spiega l’importanza per i ragazzi di lavorare ogni giorno, per tre ore, sulla creazione dello spettacolo: “Il momento successivo è sperimentare la costanza e la precisione… Ripetere ed essere precisi diventa parte del lavoro educativo fondamentale”.

Billi cura i progetti teatrali all’interno del carcere minorile dal 1998. “Le soddisfazioni professionali che ho qui, ultimamente non le provavo più con il teatro ufficiale”, rivela. E racconta del filo che continua a legarlo ai ragazzi anche a distanza di dieci anni…